La
raccolta, vera miscellanea di generi, accosta la narrazione realistica
alla favola moraleggiante, gl'incantamenti d'amore al dramma psicologico,
la sana concretezza alla follia irrimediabile.
Il
segno dell'arte, per certi versi, unifica le storie poste agli estremi.
La prima, la stessa che detta il titolo complessivo, s'ispira con ampia
licenza narrativa alle esperienze di un pittore torinese, uso, nel mese
di agosto, ad eseguire ritratti a beneficio dei passanti sotto un fornice
delle Porte Pretoriane di Aosta; l'ultima, L'ibi,
ovvero il riscatto del peccatore fallito, ha
per scenario un angolo di Codigoro (FE), un ambiente che, seppure anomalo,
incredibile, esiste davvero, fatto rivivere con i suoi frequentatori, nel
rispetto delle psicologie (comprese le scelte artistiche, le abitudini,
gli atteggiamenti, i tic), ma, insieme con il piccolocast
dei personaggi reali, posto al servizio di un intreccio romanzesco, drammatico
negli esiti, e di un intruso,
plasmato secondo le esigenze del copione.
Le altre pagine hanno contratto debito con la fantasia (si veda, ad esempio, ),
benché debbano più che gli spiccioli all'esperienza quotidiana
e all'abitudine comune a chi racconta di mettersi nei panni altrui.
"Il pregio maggiore di Da Pra resta, a nostro giudizio, la capacità di mantenere l'equilibrio tra lo sguardo distaccato del narratore e la partecipazione affettuosa al destino di uomini e donne che, come detto, incarnano - trasfigurandolo in un contesto di leggera, appena percettibile fiaba - il destino di molti e di molte: ricco di sentimenti senza scadere nel sentimentale, insomma, l'autore si conferma padrone della propria materia e dei segreti della scrittura."