Picchio Spada.

"...credo che i miei sintetici riferimenti bastino ad evidenziare i due aspetti fondamentali dell'opera di Da Pra, cioè la sua "letterarietà" - da intendersi non già come pedantesco sfoggio di erudizione, ma piuttosto come rara e lodevole consapevolezza, culturale e tecnica, delle modalità del "fare" letterario - e la sua vasta gamma di valenze simbolico-allusive, di cui si carica la fantastica vicenda del protagonista, un bambino "diverso", solitario ed incompreso, che nelle ultime pagine, dopo una fitta serie di mirabolanti avventure e di incontri inattesi ed enigmatici, ma tutti ugualmente deludenti, riesce a trovare nell'amicizia e nella solidarità la propria dimensione esistenziale..." Matteo Veronesi, ‘95.

"...In tutti i dialoghi e in molti luoghi del libro serpeggia una dolceamara ironia nei confronti dei nostri usi e costumi, delle nostre manie, delle abitudini di cui siamo più o meno consapevolmente schiavi: un po’ monello, un po’ anticonformista e un po’ saggio, Picchio Spada nelle sue peregrinazioni segue insomma i passaggi tipici dei cosiddetti "romanzi di formazione", alla fine dei quali i protagonisti scoprono d’essere divenuti individui diversi rispetto all’inizio. Merito dell’autore aver trasposto questo schema, caratteristico di certa narrativa "adulta", in un romanzo rivolto soprattutto ai più giovani, riuscendo però a renderlo godibile e accattivante anche per tutti coloro che volessero riflettere, sorridendo, sulle piccole assurdità e contraddizioni del nostro vivere "da grandi"." Giuliano Federici su La nuova Tribuna Letteraria, 4° trimestre ‘96.

"...Da un maestro del fantascientifico... un intreccio di vicende, trattate con grande freschezza narrativa, più propriamente sul versante del fantastico puro; e, salva la totale originalità dell’opera, con agganci ad archetipi classici, com’è acutamente notato in prefazione." Giuria del Premio Internazionale Giovanni Gronchi, 10 novembre ‘96.
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