«Un esame più attento, tuttavia, mostra come la narrazione
dello scrittore aostano, dietro questa studiata apparenza, nasconda un
ampio sviluppo concettuale, un complesso sistema di rappresentazione simbolica
ed una fitta rete di echi letterari.
«Ad una capillare analisi critica, non potranno sfuggire i referenti
culturali e i "modelli", quanto mai disparati e lontani tra loro sia ideologicamente
che cronologicamente, a cui Da Pra può aver ricondotto la stesura
di questo lavoro. Si va dal Voltaire di Candido
e di Zadig, che,
sotto le apparenze di una narrazione fantastica ed evasiva, di settecentesca
grazia, nasconde la disincantata e "tragica" rappresentazione della difficile
scoperta, da parte dell'uomo, di realtà inattese ed inesplorate,
agli affascinanti romanzi postmoderni della trilogia
araldica di Italo Calvino, - Il
barone rampante,Il visconte
dimezzatoe Il cavaliere inesistente -, in cui l'apparente finzione
fiabesca adombrava la sofferta condizione dell'intellettuale che la civiltà
contemporanea tende a costringere all'isolamento e al silenzio; da Gargantua
e Pantagruele del romanziere cinquecentesco François Rabelais,
dai cui giganteschi protagonisti Da Pra ha senz'altro tratto spunto per
le vivaci e divertenti descrizioni dell'abnorme voracità di Picchio
Spada, alle "fiabe per adulti" di Oscar Wilde, cariche di tensione simbolica
e di implicazioni etiche; dalla Storia
vera di Luciano di Samosata, sofista greco del secondo secolo, satirico
e paradossale prodromo dell'odiemo romanzo di fantascienza, ai Viaggi
di Gulliver di Swift, cui Da Pra può aver pensato nel concepire
una narrazione fantastica che fosse a un tempo compiuta rappresentazione
di un sistema sociale, còlto nelle sue ingiustizie e nelle sue contraddizioni...
«Questo elenco potrebbe forse allungarsi, ma credo che i miei sintetici
riferimenti bastino ad evidenziare i due aspetti fondamentali dell'opera
di Da Pra, cioè la sua "letterarietà" da intendersi non già
come pedantesco sfoggio di erudizione, ma piuttosto come rara e lodevole
consapevolezza, culturale e tecnica, delle modalità del "fare" letterario
- e la sua vasta gamma di valenze simbolico-allusive, di cui si carica
la fantastica vicenda del protagonista, un bambino "diverso", solitario
ed incompreso, che nelle ultime pagine, dopo una fitta serie di mirabolanti
avventure e di incontri inattesi ed enigmatici, ma tutti ugualmente deludenti,
riesce a trovare nell'amicizia e nella solidarità la propria dimensione
esistenziale: "il nome che portiamo, qualunque significato abbia, deve
indicare un patto di amore verso tutti gli uomini"».