PICCHIO SPADA
«Il romanzo breve di Dionisio Da Pra - articolato in trenta capitoli, ciascuno dei quali arriva ad esaurire in sé un piccolo nucleo narrativo, assumendo quasi la consistenza di un microracconto autonomo - si presenta, all'apparenza, come una brillante e gradevole fiaba per bambini, rivolta esclusivamente all'immediato e disimpegnato diletto dei piccoli lettori.

   «Un esame più attento, tuttavia, mostra come la narrazione dello scrittore aostano, dietro questa studiata apparenza, nasconda un ampio sviluppo concettuale, un complesso sistema di rappresentazione simbolica ed una fitta rete di echi letterari.
   «Ad una capillare analisi critica, non potranno sfuggire i referenti culturali e i "modelli", quanto mai disparati e lontani tra loro sia ideologicamente che cronologicamente, a cui Da Pra può aver ricondotto la stesura di questo lavoro. Si va dal Voltaire di Candido e di Zadig, che, sotto le apparenze di una narrazione fantastica ed evasiva, di settecentesca grazia, nasconde la disincantata e "tragica" rappresentazione della difficile scoperta, da parte dell'uomo, di realtà inattese ed inesplorate, agli affascinanti romanzi postmoderni della trilogia araldica di Italo Calvino, - Il barone rampante,Il visconte dimezzatoe Il cavaliere inesistente -, in cui l'apparente finzione fiabesca adombrava la sofferta condizione dell'intellettuale che la civiltà contemporanea tende a costringere all'isolamento e al silenzio; da Gargantua e Pantagruele del romanziere cinquecentesco François Rabelais, dai cui giganteschi protagonisti Da Pra ha senz'altro tratto spunto per le vivaci e divertenti descrizioni dell'abnorme voracità di Picchio Spada, alle "fiabe per adulti" di Oscar Wilde, cariche di tensione simbolica e di implicazioni etiche; dalla Storia vera di Luciano di Samosata, sofista greco del secondo secolo, satirico e paradossale prodromo dell'odiemo romanzo di fantascienza, ai Viaggi di Gulliver di Swift, cui Da Pra può aver pensato nel concepire una narrazione fantastica che fosse a un tempo compiuta rappresentazione di un sistema sociale, còlto nelle sue ingiustizie e nelle sue contraddizioni...
   «Questo elenco potrebbe forse allungarsi, ma credo che i miei sintetici riferimenti bastino ad evidenziare i due aspetti fondamentali dell'opera di Da Pra, cioè la sua "letterarietà" da intendersi non già come pedantesco sfoggio di erudizione, ma piuttosto come rara e lodevole consapevolezza, culturale e tecnica, delle modalità del "fare" letterario - e la sua vasta gamma di valenze simbolico-allusive, di cui si carica la fantastica vicenda del protagonista, un bambino "diverso", solitario ed incompreso, che nelle ultime pagine, dopo una fitta serie di mirabolanti avventure e di incontri inattesi ed enigmatici, ma tutti ugualmente deludenti, riesce a trovare nell'amicizia e nella solidarità la propria dimensione esistenziale: "il nome che portiamo, qualunque significato abbia, deve indicare un patto di amore verso tutti gli uomini"».

Matteo Veronesi