La Nuova Tribuna Letteraria n° 77 – Anno XV

 

 

Dionisio Da Pra

Il bandolo e l'enigma

Grafiche Veronesi, San Lazzaro di Savena

(BO) 2004, pp. 272, 18 €

 

Leggo, negli interni di copertina di quest'ultimo romanzo di Dionisio Da Pra, accostamenti a Gadda, Bellow, Greene e Sciascia. Non conosco l'autore, e tali riferimenti mi sembrano un po' azzardati. Dopo la lettura del testo, però, non solo devo ricredermi, ma mi sovviene un altro nome importante, da poter mettere in relazione: Gesualdo Bufalino, straordinario narratore dalla cifra linguistica densamente sapida e accattivante. Da Pra è una felice scoperta, allora: la scoperta di un narratore puro, che con un linguaggio curatissimo, pastoso, formalmente antiquato, eppure mai pesante, semmai elegante e scorrevole, dal ritmo affabulatorio, dunque trascinante, dunque seduttivo, riesce a montare una storia" gialla" con grande felicità espressiva. L'intreccio, ben congegnato, di una sparizione che la protagonista vive tra tormenti, interrogativi, illusioni, stupefacenti rivelazioni, è raccontato con una scrittura ricca e un ritmo rapido, a tratti incalzante. L'indagine psicologica, condotta con sapiente dosaggio di dialoghi e sfumature descrittive, affianca quella poliziesca. Ascrivere il romanzo al genere" giallo" sarebbe però riduttivo: le incursioni sul soprannaturale, e le numerose citazioni "colte", ne fanno un "mistery" raffinato, versato in certi tratti al fantastico. Tutto il contrario di quello che la narrativa di genere - mi riferisco a un sottobosco di scrittori improvvisati - purtroppo ci offre oggi, quanto a scrittura sciatta, presuntuosamente conforme al "parlato", e invece irrimediabilmente insignificante, per non parlare poi degli intrecci, sempre più tesi allo "splatter", agli effetti, al disgusto, pur di ravvivare 1'attenzione. Ecco, Dionisio Da Pra è lontano da tutto questo: il suo è un linguaggio che nutre la narrazione, che arricchisce la vicenda, la impreziosisce di tante sfaccettature evocatrici. Non ci sono urla, non ci sono macelli da sbattere in faccia al lettore, ma turbamenti sottili, enigmi che si dispiegano lentamente, con quieto ricamo di svelamento. Una lezione di stile, da tenere ben presente quando altre letture ci daranno solo noia.

Daniela Monreale

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