I
grandi esploratori della psiche sanno che l’ultima Thule
è l’animo femminile. Donna, pertanto, si coniuga con mistero. Nelle
tavole sinottiche di Francesco Giacomazzi, mistero è contiguo ad
eros, a sensualità; la donna presenza onirica, concerto di palpiti
mentali da trasfondere sulla tela.
Il
transfert pittorico richiede atmosfere rarefatte, un procedere dalle quinte
in punta di piedi, una soffusa indeterminatezza della ribalta, in modo
che i desideri incombusti possano, con la sola evidenza di un gesto, di
un'attitudine, recitare il loro monologo liberatorio. Il copione, scarno,
refrattario ad ogni accenno di orpello scenografico, disegna immagini di
giovani beltà, pervase da inquietudini adolescenziali, eppure beatificate
dalla pienezza ammiccante degli attributi corporei.
Il
linguaggio formale aspira all'essenzialità del tratto, ma non disdegna
il compiacimento estetico, le sfaccettature appena maliziose della allusione.
Nel segno, nel colpo di pennello è ravvisabile un oltre, un alcunché
di aggiunto, mai definitivo, mutevole anzi, magmatico si direbbe, svariante
quanto il registro commotivo degli osservatori, le singole capacità
di cogliere in qualche linea, profilo o soltanto grumo di colore embrioni
o lacerti dell'immaginario personale.
Nelle
fattezze effigiate non si cerchino, dunque, corrispondenze fisionomiche:
vi si rintraccino indefinite istantanee di un vagheggiamento d'amore, in
cui idealizzazione e carnalità rimescolano le antiche carte del
cuore.
Nell'impegno,
nella benedetta maniacalità d'artista, accomunabile a Morandi -
necessitato dal suo demone interiore a catturare il raggio di luce sfuggente,
carico di sortilegi astrali, capace di sciogliere ogni possibile materialità
e mettere a nudo l’idea primigenia della bottiglia, spogliare l'ossessivo
recipiente della trasparenza o illusione stessa del vetro che lo disegna
-, Giacomazzi si ostina a rendere in figura la smania di Adamo, ovvero
il preludio mentale alla creazione di Eva, della assoluta Lei, una e multipla,
spinto dall'arcana urgenza, anch'essa demiurgica, di consegnarci non semplici
immagini fruibili, ma l’essenza della femminilità, il quid che,
senza incarnarsi, è già tormento e consolazione, riscalda
attese, alimenta sogni, fantasticherie.
IODIRA