Fantasie letterarie nel groviglio dell'anima.

[L'autore dell'articolo, concluso un suo originale svelamento della trama romanzesca, così prosegue:] 

Per originalità di tesi, rigore metodologico, accuratezza stilistica, organizzazione del racconto, evidenza figurativa dei personaggi, ritmo ed estro linguistico nella disposizione narrativa, questa è una lettura che contagia il lettore. Narratore implacabile delle realtà psicologiche, attento a dissodare il terreno delle idee più che Io svolgersi delle storie, raccontatore di dialoghi più che di atmosfere, Da Pra, spesso, ha la parola, il tratto che fanno centro.
  Nel segno della vera scrittura spicca la sua capacità di mettersi nella pelle dei personaggi, nel loro animo, nel loro intelletto. Non trovo un tema univoco, un significato netto, centrale nell'orditura del racconto che, in certi passi, diventa un incrocio di pulsioni sgranate sulla pagina dominata dall'ineffabilità della conoscenza.
  La parola di Da Pra, ora mimetica, metamorfica ora istrionesca e funambolica, rinvia sempre a qualcosa, nel nome di un indefinibile senso della vita. È scrittore che annota la fitta rete di significati e correlazioni fluenti e fugaci nel fondo groviglioso dell'anima, nelle cavità dell'Io, nelle sfrangiate oscurità delle contraddizioni che rendono la comprensione incerta, labile, provvisoria. L'insidiosa superficie della realtà è uno scenario ad elevata incertezza. La scrittura diventa tentativo di illuminazione, discorso saggistico visitato dalla profezia. La narrazione è rappresentazione della complessità delle relazioni umane. La penna avviluppa, imbozzola i cordami di gesti e pensieri…
  Letteralmente affascinato dalla sue stesse potenzialità espressive, dalle sue parole scelte con cura, dall'incisività aforistica di cui è capace, dall'intreccio stilistico che dipana e tesse lungo paragrafi e capitoli, dalle sottigliezze del suo stesso virtuosismo argomentativo, dai suoi abili tratteggi psicologici, Da Pra è uomo di cultura variegata e solida, una natura mercuriale, curiosa, spregiudicata, talché in lui il critico è tentato, non una volta sola, di frenare lo scrittore che ara e fertilizza una insopprimibile fantasia letteraria.
  I1 talento di Da Pra, la sua vocazione, la sua inventiva, è combinare il razionale e il misterioso, il reale e il virtuale, l'istante e il durevole, il cuore e il calcolo, teso a trattenere sulla pagina scritta le  mutevoli forme che  abitano le profondità labirintiche  dell'uomo.
  Ci resta un sentimento di smarrente verticalità, di profondità del tempo e della psiche che inghiotte ognuno di noi tentati da domande inevitabili e risposte impossibili.

Pierangelo Davite